Superbonus 110%, proposta alla Camera la proroga al 2023

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Tra i circa 7.000 emendamenti al disegno di Legge di Bilancio 2021 presentati alla Camera, sono oltre 400 quelli che propongono di modificare il superbonus 110%.

La proposta più ricorrente è l’estensione temporale dell’agevolazione: molti emendamenti chiedono di spostare la scadenza al 31 dicembre 2022, altri al 2023, al 2024 o al 2025. Ricordiamo che, secondo la normativa vigente, il superbonus 110% scadrà il 31 dicembre 2021 (il 30 giugno 2022 solo per l’edilizia sociale).

Superbonus 110%, proposta la proroga al 2023

Tra gli emendamenti che riscrivono parte dell’articolo 119 del Decreto Rilancio, c’è quello firmato da più di 60 deputati che chiedono di spostare la scadenza al 31 dicembre 2023.

L’emendamento propone anche una modifica molto attesa: l’inclusione nella casistica degli immobili agevolabili dei condomìni posseduti da un unico proprietario o in comproprietà tra più soggetti. Questo risolverebbe il problema dell’esclusione dal superbonus 110% di tanti immobili plurifamiliari non formalmente costituiti in condominio perché non appartenenti a più proprietari.

Si chiede anche di modificare la disciplina della polizza RC professionale consentendo di utilizzare, estendendola, la polizza già posseduta dal progettista, a patto che non preveda esclusioni relative ad attività di asseverazione e che preveda un massimale non inferiore a 500.000 euro.

L’emendamento prova a fare chiarezza sulla unità immobiliare funzionalmente indipendente definendola tale qualora sia dotata di almeno una delle installazioni o di manufatti di qualunque genere, quali impianti per l’acqua, per il gas, per l’energia elettrica, per il riscaldamento, di proprietà esclusiva.

Si chiarisce che per miglioramento sismico si intendono tutti gli interventi che riguardano anche in modo parziale l’edificio e che sono finalizzati a migliorare le prestazioni antisismiche.

 

Superbonus 110%, proposti nuovi beneficiari

Molti degli altri emendamenti propongono di allungare la lista dei beneficiari: molte proposte emendative chiedono di aggiungere: imprese e professionistialberghi, imprese turistico ricettive, agriturismi, scuole paritarie, strutture religiose, impianti sportivi (non solo per gli spogliatoi).

Inoltre, si chiede di includere tra le tipologie di immobili ammesse le abitazioni non dotate di accesso autonomo dall’esterno e quelle appartenenti alle categorie catastali A/1 e A/8.

Una particolare modifica è richiesta per gli immobili storici e gli immobili vincolati: secondo i proponenti, i questi casi il requisito energetico per fruire del superbonus 110% non dovrebbe consistere nel salto di due classi energetica ma di una sola classe.

Altri emendamenti chiedono di eliminare il tetto di due unità immobiliari per ogni proprietario sulle quali effettuare i lavori e beneficiare del superbonus 110%.

Una richiesta riguarda le asseverazioni in merito allo stato legittimo degli immobili che beneficiano del bonus: l’emendamento propone di limitarle alle parti degli edifici interessate dai lavori mediante la sola indicazione degli estremi del titolo abilitativo che ne ha previsto la costruzione o del titolo richiesto o rilasciato in sanatoria.

Fonte: https://www.edilportale.com

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Produzione e distribuzione del calore. Il focus

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Con l’inverno alle porte e con l’arrivo del primo freddo è necessario riaccendere e revisionare gli impianti di riscaldamento utili al comfort termico della propria abitazione.

Un impianto di riscaldamento può essere centralizzato (spesso nei condomini con più di tre piani), quando c’è un’unica caldaia molto potente che serve più unità immobiliari, o autonomo se ogni unità immobiliare è dotata di un sistema di produzione dell’energia. L’impianto di riscaldamento, è composto da sistemi di produzione di calore (come la caldaia) e sistemi di trasmissione del calore (come i radiatori).

Impianti di riscaldamento: generatori di calore
Gli impianti di riscaldamento si classificano per il tipo combustibile (carbone, gasolio, gas, legna, ecc) o la fonte di energia usata (geotermica, solare o elettrica, ecc) per riscaldare l’aria, l’acqua o il vapore che viene convogliato nei punti di destinazione. Solitamente l’impianto di riscaldamento è abbinato all’impianto di produzione di acqua calda sanitaria.

Uno dei sistemi più diffusi è la caldaia.

Caldaie
La caldaia è un’apparecchiatura che trasforma l’energia di combustibili in calore e lo rende disponibile in un circuito contenente acqua o vapore che ha la funzione di distribuire il calore negli ambienti ed eventualmente nell’acqua dell’impianto sanitario. In altri termini, il suo principio è di riscaldare dell’acqua che viene trasmessa successivamente agli emettitori di calore dell’abitazione.

Le caldaie si classificano in funzione: della potenza termica nominale (caldaie murali, a basamento o a fiamma inversa), del luogo d’installazione (caldaie da interno o da esterno), del tipo di tiraggio dell’aria (a camera stagna, a camera aperta), del combustibile (gas, metano, gpl, gasolio, pellet, legna) e della tecnologia di scambio (a condensazione o tradizionali).

Caldaie murali
Questa tipologia di caldaie, installata al muro, è particolarmente adatta per l’uso domestico in quanto è abbastanza compatta; è inoltre dotata di scambiatori in acciaio austenitico, capaci di resistere alle temperature di fiamma ed alla corrosione legata al processo di combustione.

Le caldaie murali a camera aperta con canna fumaria a tiraggio naturale (che preleva dall’ambiente in cui è installata l’aria che serve per la combustione) devono essere collocate all’esterno della casa o in appositi locali aerati, mentre quelle a camera stagna a tiraggio forzato (in cui il prelievo e l’espulsione dell’aria avvengono direttamente dall’esterno) possono essere installate anche all’interno dell’appartamento.

Caldaia a condensazione
In questo nuovo tipo di caldaia il calore dei gas combustibili viene recuperato, a differenza dei modelli tradizionali in cui viene espulso con i fumi di scarico, e condensato e riutilizzato nel processo di riscaldamento. Essendo totalmente a tenuta stagna, possono essere inserite in qualsiasi ambiente domestico, previa installazione di un tubo di scarico dell’acqua di condensa, che può essere convogliata nella rete delle acque nere o bianche.

Le caldaie a condensazione consentono un notevole risparmio energetico e producono un minore inquinamento. Il loro costo è superiore del 30-40% rispetto alle caldaie tradizionali, ma viene ammortizzato in un arco di tempo ridotto in quanto il loro rendimento è superiore, in media, del 10-15 per cento.

Tuttavia una caldaia a condensazione non conviene a tutti, ma dipende molto dalla tipologia di abitazione e dallo stile di vita degli inquilini; le caldaie a condensazione infatti hanno prestazioni migliori a temperature basse (quando i termosifoni sono regolati in modo da non essere troppo caldi) e quando si usa molto il riscaldamento a causa del clima più rigido. Una caldaia tradizionale quindi può essere preferibile (a livello economico) se l’abitazione è spesso vuota durante il giorno e quindi la caldaia è spenta per molte ore, in quanto, pur essendoci dei risparmi di metano, sarebbe difficile ammortizzare in tempi ragionevoli il costo iniziale d’acquisto. Tuttavia una caldaia a condensazione risulta essere meno inquinante rispetto ad una tradizionale.

Le caldaie elettriche funzionano in maniera simile a quelle a gas, la differenza sostanziale risiede nel fatto che sono alimentate dalla corrente elettrica. Dato il costo maggiore dell’energia elettrica rispetto al gas sono sconvenienti dal punto di vista economico; possono però risultare convenienti se usate in abbinamento ad un impianto fotovoltaico. Le caldaie elettriche infatti possono essere considerate ad emissioni zero perché non producono fumi nell’ambiente (perché non vi è combustione). Inoltre non ci sono vincoli normativi stringenti per l’installazione o la manutenzione (a differenza di quanto accade per quelle a gas) in quanto basta un semplice allacciamento alla rete elettrica con contatore.

Pompe di calore
Le pompe di calore (PdC) sono apparecchiature che prelevano calore da un ambiente e, innalzandone la temperatura, lo rendono disponibile ad un ambiente più caldo. Ad esempio, per il riscaldamento invernale di un edificio, una pompa di calore opera sottraendo calore all’ambiente esterno, per fornirlo agli spazi interni, mantenendoli al caldo. Per far avvenire questo processo, opposto a quello spontaneo in cui il calore si trasferisce da un corpo più caldo a uno più freddo, le pompe di calore consumano una certa quantità di energia che può essere fornita, a seconda della tecnologia impiegata, sottoforma di energia elettrica oppure di gas. Esistono pompe di calore che prelevino calore dall’aria, dall’acqua o dal terreno. Tali soluzioni sono particolarmente indicate in abbinamento ad impianti radianti.

Lo scaldacqua a pompa di calore è un’ulteriore applicazione della pompa di calore elettrica, che consente di produrre ed accumulare l’acqua calda sanitaria in sostituzione dei comuni boiler elettrici. Alcune pompe di calore possono anche funzionare per il raffrescamento estivo degli ambienti e in questo caso vengono dette reversibili.

Termocamini
Il termocamino è un sistema di riscaldamento domestico che prevede l’utilizzo di legna o pellet come combustibile, ai quali possono essere affiancati anche quelli tradizionali (gpl, metano o gasolio). Si tratta di un camino a camera chiusa, con uno sportello di vetro termico richiudibile, che consente maggiore efficienza rispetto a quello a camera aperta, grazie al recupero di buona parte del calore prodotto che altrimenti si disperderebbe nella canna fumaria.

L’acqua del circuito dei termosifoni si riscalda circolando nello scambiatore di calore all’interno dell’intercapedine del termocamino e rientra in circolo nell’impianto di riscaldamento. Questo sistema di riscaldamento permette infatti la diffusione del calore in casa ottimizzando i costi e offrendo numerosi vantaggi in termini di efficienza.

Impianti di riscaldamento: terminali di trasmissione del calore
In un impianto di riscaldamento, dopo aver prodotto il calore è necessario diffonderlo nei vari ambienti e per farlo si utilizzano degli scambiatori di calore acqua-aria. Generalmente questi terminali sono di tre tipi: i termosifoni (o radiatori), in cui lo scambio di calore avviene soprattutto per convezione, i ventilconvettori, con scambio essenzialmente convettivo in regime di convezione forzata e i pannelli radianti (sistema più invasivo dei primi due), con trasmissione del calore soprattutto per via radiativa e in parte convettiva.

Radiatori
I radiatori sono i terminali di un impianto di riscaldamento, posti in ogni stanza della casa, che hanno lo scopo di cedere il calore all’ambiente. Il termosifone è costituito infatti da tubature collegate alla caldaia grazie alle quali è possibile lo spostamento del calore creato dalla combustione del gas. I principali materiali utilizzati per realizzare un radiatore sono: la ghisa, l’acciaio e più recentemente l’alluminio.

Le forme dei termosifoni possono essere diverse ma è importante dimensionarli adeguatamente e scegliere il corretto posizionamento nell’ambiente valutando alcuni parametri come la geometria del locale, il rapporto tra le superfici vetrate ed opache e le esigenze architettoniche e di arredo. Solitamente sono rettangolari e ultimamente, per meglio distribuire il calore nella stanza sono stati realizzati dei termosifoni tubolari che riescono a massimizzare la resa termica.

Ventilconvettori
I ventilconvettori sono corpi scaldanti che, grazie ad a un ventilatore elettrico, diffondono negli ambienti aria calda o fredda, assicurando un buon ricambio d’aria e una buona climatizzazione, con una temperatura abbastanza uniforme in ogni ambiente. Inoltre a differenza dei radiatori (che trasmettono parte del calore alle pareti su cui sono installati) i ventilconvettori cedono calore direttamente all’aria circostante che in questo modo si riscalda.

Anche il loro posizionamento è più versatile rispetto ai termosifoni; possono essere posti a pavimento e a soffitto; nel caso di installazione a pavimento, la mandata dell’aria può avvenire lateralmente o verso l’alto, mentre la ripresa può essere effettuata lateralmente o dal basso.

I ventilconvettori inoltre consentono un buon risparmio energetico infatti funzionano con acqua calda alla temperatura di circa 45-50 °C (inferiore ai 60-70 °C che servono per i radiatori). Date le temperature di esercizio sono adatti per funzionare in abbinamento a caldaie a condensazione, pompe di calore e impianti solari termici.

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Detrazione 50% ed ecobonus 65%, nel 2014 investiti 28,5 miliardi di euro

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Nel 2014 i bonus per ristrutturazioni e risparmio energetico hanno prodotto 28,5 miliardi di euro di investimenti e 425mila posti di lavoro fra diretti e indotto. Dal 1998 al 2015 questi incentivi hanno interessato oltre 12,5 milioni di interventi e milioni di famiglie.

I bonus per la casa hanno rappresentato una straordinaria misura anticiclica, qualificando il sistema imprenditoriale del settore, riducendo i consumi energetici, l’inquinamento e le bollette delle famiglie.

Così Ermete Realacci, presidente della Commissione Ambiente, Territorio e Lavori pubblici della Camera, sintetizza il Report Cresme e Servizio Studi della Camera sugli effetti delle detrazioni del 50% sulle ristrutturazioni e dell’ecobonus 65% per la riqualificazione energetica degli edifici, presentata ieri alla Camera.

Il Report su detrazione 50% ed ecobonus 65%

Gli incentivi fiscali per il recupero edilizio e per la riqualificazione energetica hanno interessato dal 2008 al 2015 oltre 12,5 milioni di interventi, dato rilevante se si considera che, secondo l’Istat, le famiglie in Italia sono 24,6 milioni e le abitazioni 31,2 milioni.

Sempre dal 2008 al 2015, le misure di incentivazione fiscale hanno attivato investimenti pari a 207 miliardi di euro (una media di 11 miliardi di euro all’anno a valori correnti), di cui 178 miliardi hanno riguardato il recupero edilizio e poco meno di 30 miliardi la riqualificazione energetica.

Il consuntivo per il 2014 indica un volume di investimenti pari a 28,5 miliardi di euro (di cui 24,5 miliardi di euro sono relativi al recupero e 3,9 alla riqualificazione energetica) e rappresenta il valore più elevato nell’intero periodo di applicazione degli incentivi, lievemente superiore alla stima di 28,2 miliardi di euro riportata nella precedente edizione.

Per il 2015, i dati relativi ai primi otto mesi segnalano una flessione rispetto ai valori del 2013 e 2014, anni in cui si è registrato un livello massimo degli investimenti. Su tale dato va considerato il possibile impatto determinato dalle modifiche legislative: in particolare il raddoppio della ritenutaoperata da banche e Poste sugli accrediti dei bonifici relativi alle detrazioni. Il dato comunque conferma un livello decisamente superiore rispetto alla media degli anni precedenti.

Ermete Realacci sul futuro dell’ecobonus

“C’è consenso in Parlamento – afferma Realacci – sulla necessità di confermare ed allargare questa misura ad altri soggetti: edilizia sociale, condomini, imprese. E di ampliarla anche ad altri campi, quali il consolidamento antisismico e la bonifica dell’amianto. Su questo più volte ha confermato il proprio consenso e impegno il ministro delle Infrastrutture Delrio. La Legge di Stabilità è la sede adeguata per queste scelte”.

“Oltre che per rilanciare la nostra economia investendo su un’edilizia di qualità che non consumi nuovo territorio ma punti su innovazione, sicurezza e bellezza – prosegue il presidente della Commissione Ambiente -, è anche una strada per affrontare i problemi posti dai mutamenti climatici in atto, considerando che circa un terzo dei consumi energetici e delle emissioni di CO2 si devono agli edifici”.

“Estendere e confermare l’ecobonus significa ridurre i consumi energetici, l’inquinamento e le bollette. Con vantaggi sia per le famiglie che per le casse dello Stato. Basti pensare che tra una casa costruita bene e una costruita male passa una bolletta energetica di 1.500-2.000 euro l’anno e che nelle sole scuole i consumi di energia valgono 1.300 milioni l’anno. Investendo in efficienza energetica questa cifra può essere ridotta di almeno un terzo – conclude Realacci”.

fonte: edilportale

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